La pandemia, che ha colpito il mondo intero nel biennio 2019-2021, ha impattato in modo violento sulle imprese italiane, piccole o grandi che siano.
Interi perimetri industriali riscritti. Equilibri finanziari stravolti. Fatturati polverizzati e business mai messi così a dura prova. Ovviamente, le PMI, dalle spalle tradizionalmente meno grosse, hanno pagato il prezzo più alto. Anche perché l’esplosione e la conseguente diffusione del Covid-19 ha interrotto quella ripresa che aveva cominciato a prendere slancio all’indomani della grande crisi dei debiti sovrani del periodo 2010-2012.
L’impatto della pandemia sulle imprese
Secondo le analisi della Banca d’Italia, la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto significativo sull'economia italiana, con un calo del PIL dell'8,9% solo nel 2020. Tuttavia, rispetto al 2019, nel 2020 si sono verificati meno fallimenti, dando vita a una tendenza che si è confermata anche nel 2021. Un simile ripiegamento è riconducibile anche alla serie di misure di sostegno alle imprese adottate dal governo allora in carica. Più nel dettaglio, il ricorso alle diverse misure di supporto è stato più intenso nei settori produttivi maggiormente colpiti dallo shock economico conseguente al Covid.
Tutto questo non ha impedito, tuttavia, che l’emergenza sanitaria seguita alla diffusione del Covid-19 abbia bruscamente interrotto il graduale e lento processo di ripresa delle piccole e medie aziende italiane che soltanto nel 2018 sono riuscite a recuperare i livelli di fatturato del 2007. Secondo le stime di Mediobanca, che si basano su dati di bilancio, nel 2018, rispetto al totale delle società che hanno sede in Italia (circa 6 milioni) quelle che sono riuscite a superare i mille milioni di giro d’affari sono risultate infatti in crescita: il fatturato complessivo di tutte le società italiane che fatturano più di un miliardo è stato nel 2018 di 646,8 miliardi, in crescita del 3,8% rispetto all’anno precedente.
Non è tutto, l’impatto della pandemia è quantificabile anche sotto altri aspetti. Sempre durante il biennio 2019-2021 la crisi pandemica ha generato effetti molto evidenti sulla demografia di impresa, tanto che nel corso del 2020, è crollato il numero di nuove società di capitale: di fatto, il bacino naturale dal quale possono nascere le piccole e medie imprese. Il rimbalzo della prima metà del 2021, dovuto alla disponibilità di garanzie pubbliche e alla possibilità dei prestiti a breve termine per le imprese, ha determinato una fase positiva che però è tornata a contrarsi rapidamente. Le prolungate chiusure, dovute ai lockdown e il calo della domanda hanno provocato per molte aziende una temporanea crisi di liquidità. I divieti di assembramento e le limitazioni alla mobilità hanno colpito per lo più agenzie di viaggio e alberghi che hanno perso più della metà di fatturato. D’altra parte l’accelerazione del processo di digitalizzazione ha favorito i settori dell’e-commerce.
Non è tutto. Sempre secondo la Banca d’Italia, nel 2021 il fatturato e gli investimenti delle imprese italiane dell'industria e dei servizi con almeno 20 addetti sono tornati a crescere, recuperando in parte la flessione osservata nel 2020 per effetto della pandemia. La crescita delle vendite delle stesse aziende è stata sostenuta dalla ripresa sia della domanda domestica sia di quella estera e si è associata a un aumento della redditività aziendale e del numero di ore lavorate. Poi è entrata in gioco l’inflazione. E così, nel secondo semestre l'attività delle imprese ha risentito dei rincari delle materie prime e delle crescenti difficoltà di approvvigionamento degli input produttivi.
Tra guerra, inflazione e crisi energetica
Ed eccoci al 2022. La crisi energetica, il conflitto bellico e l’instabilità politica hanno aperto purtroppo un nuovo scenario di incertezza che ha nuovamente modificato le previsioni. La graduale uscita dall’emergenza pandemica, insieme alle ampie risorse del Pnrr, sembravano offrire l’opportunità per superare alcune deficienze storiche del nostro tessuto produttivo, aumentando la produttività e il tasso di crescita dell’economia italiana ma è necessario andare incontro ad un periodo di stabilità per risollevare davvero l’economia nazionale. Nello scenario peggiore, la dinamica di ripresa dei ricavi delle PMI potrebbe addirittura subire un netto arresto, per effetto di una scarsa crescita nel 2022, attualmente su un ritmo del 3,9% e di una forte contrazione nel 2023, intorno allo 0,4%, ma molto dipenderà dall’esito del conflitto Russa Ucraina e dall’assetto geopolitico internazionale, dalla risoluzione o meno della crisi energetica e dai nuovi equilibri politici internazionali. Non si può quindi dire di essere usciti da un periodo di decrescita e di incertezza globale.
Il fattore pagamenti
Ancora una volta i numeri aiutano a capire. Secondo lo studio Pagamenti di Cribis, il terzo trimestre del 2022 è influenzato positivamente dalla tenuta dalle filiere del settore dell’hospitality e intrattenimento e di quelli ad esso collegati: in media aumentano le imprese che pagano con puntualità sia rispetto allo stesso periodo del 2021 (+7,1%) sia rispetto allo stesso periodo del 2019, pre-Covid (+16,6%). Nel terzo trimestre del 2022 rimane stabile l’incidenza dei pagamenti puntuali delle imprese italiane, confermando i risultati raggiunti nel secondo trimestre dell’anno. L’incidenza dei pagamenti puntuali sul totale si attesta al 40,7%, in linea col secondo trimestre del 2022 (40,6%) e in recupero sul 2020 (35,7%). L’incidenza dei pagamenti in grave ritardo (oltre i 30 giorni dalla scadenza) sul totale arriva a quota 9,1%, confermandosi significativamente migliore del 2020 (12,8%).
E ancora, con uno sguardo all’evolversi della guerra, sempre secondo il Cribis, dopo la pandemia gradualmente i pagamenti commerciali tra le aziende sono tornati alla normalità, con l’Italia al 18° posto in Europa per i pagamenti puntuali, 25° a livello globale. Insomma, la situazione è fluida e la guerra in corso può cambiare in corso d’opera lo scenario. E qui entra in gioco Innolva che, grazie ai suoi servizi e agli strumenti di business information, è in grado di supportare le aziende fornendo report dettagliati sulla situazione finanziaria e patrimoniale di clienti e aziende partner ai fini di minimizzare il rischio di insolvibilità e gestire al meglio il proprio business management.